Introduzione all’Avvento raccolti nella Luce
28 Novembre 2020
dal 5 al 13 Dicembre 2020
5 Dicembre 2020
Introduzione all’Avvento raccolti nella Luce
28 Novembre 2020
dal 5 al 13 Dicembre 2020
5 Dicembre 2020

6 – 8 Dicembre 2020

Dal vangelo secondo Marco (Mc 1,2-8)

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

 

COMMENTO di don Maurizio Girolami

Il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria sono i protagonisti del tempo di Avvento. Isaia anticipa, il Battista prepara la strada, Maria accoglie la presenza di Gesù. Giovanni sta in mezzo tra il profeta e la madre. Non è un semplice profeta che parla di cose future, ma lo indica già presente in questo mondo e invita ad accoglierlo in modo ben disposto. Il Battista, così, è colui che insegna cosa significa credere, cosa che vedremo in Maria pienamente vissuto: riconoscere qualcuno di più grande, l’inviato di Dio, che si avvicina a noi come uno di noi. Per quanto grande possa essere il compito che viene affidato, nessuno è più grande del Figlio di Dio. Avere fede, poi, significa anche avere occhi buoni e orecchie tese per accorgersi di ogni piccolo segno che manifesta la presenza dell’inviato di Dio. Gesù non viene con segni straordinari. Egli viene come un uomo, simile a molti uomini, caratterizzato dalla mitezza e dalla solidarietà verso i più poveri. Ci vuole fede – grande – per riconoscere che nella semplicità del bene vissuto ci sia Dio che opera. Così è stato per Giovanni Battista. Il brano del vangelo può essere letto in tre momenti: il titolo di tutto il vangelo (v. 1), la presentazione della missione del Battista, ponte tra l’antica alleanza, rappresentata dalla citazione di Isaia, e la presenza di Gesù (vv. 2-5); il terzo passo è la presentazione della persona di Giovanni che presenta se stesso come inferiore a colui che deve venire (vv. 6-8). Il titolo del vangelo può essere considerato anche la sintesi del vangelo. Si legge Marco perché si impari a riconoscere Gesù come il Cristo-Messia, come ha fatto Pietro (cf. 8,29), e come il Figlio di Dio, come ha fatto il centurione guardando Gesù in croce (cf. 15,39). L’evangelista Marco, poi, introduce la figura di Giovanni Battista richiamando alla mente la profezia di Isaia. Quanto Giovanni fa, dice e rappresenta non è un caso isolato. Egli fa parte di una storia il cui protagonista è Dio, che sceglie uomini e donne di ogni tempo perché preparino la sua venuta. Il Battista non è un isolato, ma è uno che fa quello che la Parola di Dio dice: prepara la strada ad uno più grande invitando gli uomini a cercare sincerità nel proprio cuore, innanzitutto riconoscendo i peccati e coltivando la fiducia e la speranza nel perdono. Confessare i peccati, infatti, è un atto di verità e di umiltà. Di verità, perché non ci si nasconde dietro a delle scuse e non si scarica la propria responsabilità su altri; di umiltà, perché si riconosce che il perdono non viene da sé, ma solo da Dio. Giovanni Battista, che prepara la strada al Figlio di Dio, chiede innanzitutto un animo sincero, condizione per avere la gioia di essere amato. Con questo animo, reso sincero dal pentimento e dal perdono di Dio, si potrà vedere Cristo in mezzo a noi.

 

LA PAROLA DI DIO del 8 dicembre

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 

COMMENTO di don Maurizio Girolami

Nel cammino di Avvento un ruolo del tutto particolare è svolto della Vergine Maria che viene celebrata nella sua Immacolata Concezione. Sebbene il dogma che la dichiara preservata da ogni peccato, anche da quello originale, sia abbastanza recente nella sua formulazione (8 dicembre 1854), la convinzione plurisecolare della Chiesa ha sempre creduto che la Vergine di Nazaret abbia avuto singolari privilegi in vista del concepimento del Figlio di Dio. Il brano del vangelo aiuta a mettersi nella giusta prospettiva per vedere in Maria un esempio sicuro di credente. Infatti nel dialogo con l’angelo ella si rivela una donna libera da ogni forma di peccato e libera da pensieri e suggestioni illusorie. È dal dialogo con l’angelo che comprendiamo l’animo della Vergine. Raggiunta dal suo saluto non si sottrae né si nasconde come aveva fatto Adamo nel paradiso terrestre. Né, però, si lascia afferrare in modo sconsiderato dalla visione dell’angelo. Ella accoglie, ma rimane padrona della propria ragione e libertà. Ne è segno il fatto che si interroga sul senso di ciò che accade. Una persona libera è una persona che pensa, che si domanda il senso delle cose, che vuole approfondire. È una persona in costante discernimento per cercare di capire se quello che le succede, dentro e fuori, viene da Dio o viene dallo spirito del mondo e del male. Come dice S. Paolo: “vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono” (1Ts 5,21). Dunque la prima caratteristica della credente Maria è quella di essere una donna che pensa, che non rifiuta, né si lancia a capofitto presa dalla sensazione di un momento. Piuttosto si interroga e chiede a se stessa di comprendere meglio e più a fondo. Lo spirito del male, che è menzognero, fugge via di fronte a chi cerca la verità. E nella menzogna nasce il peccato che è distorsione dei doni ricevuti. Un secondo elemento che caratterizza lo stato di Maria preservata dal peccato è la sua disponibilità alla volontà di Dio. Ragionando, non si dimostra dubbiosa e incerta. Nel momento in cui sa di trovarsi davanti a Dio che la cerca, ella si offre e dice il suo “eccomi”. La sua disponibilità dice tutto della immediatezza di chi ha il cuore tenero, non indurito, di chi resta sensibile agli appelli della grazia divina e non vuole lasciar cadere a vuoto nemmeno una proposta di Dio, perché sa che tutto ciò che viene da Dio, per quanto possa sembrare difficile da accogliere, è buono, perché Dio è buono. Il dialogo tra Dio e l’uomo, che era stato interrotto da Adamo, ingannato dal serpente, ora, con Maria, è riattivato. Di Dio possiamo fidarci, perché Dio si fida dell’uomo e lo sa rendere affidabile.