dal 3 al 11 Luglio 2021
4 Luglio 2021dal 4 Luglio 2021
4 Luglio 20214 Luglio 2021
Dal VANGELO secondo Marco (Mc 6,1-6)
1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Commento di don Erio Castellucci
Non ci meravigliamo più di niente. Siamo così abituati a vedere e sperimentare di tutto, che solo le vicende straordinarie sembrano ancora in grado si emozionarci: eventi meravigliosi come la nascita di un figlio, oppure le vicende negative, come un terremoto o una guerra o un’epidemia, che quando toccano da vicino suscitano smarrimento e domande profonde su senso della vita.
Nel vangelo di oggi compaiono stupore e meraviglia, ma solo nel senso negativo. Gli abitanti di Nazareth, ascoltando Gesù, “rimanevano stupiti” del suo insegnamento e non perché ne cogliessero la bellezza e profondità; ma perché non capivano come un uomo normale riuscire a dire e fare cose cosi straordinarie. E alla fine del racconto anche Gesù si meraviglia… “della loro incredulità”. Lo stupore scandalizzato degli abitanti di Nazareth, non li porta a farsi una domanda molto semplice: “Chi gli dà questa sapienza?”. Questa domanda li avrebbe aiutati ad aprire gli occhi, invece non ci pensano nemmeno a mettere in dubbio le loro sicurezze e si preoccupano piuttosto di catalogare Gesù: “Non è costui il falegname, figlio di Maria?”; e aggiungono l’elenco di alcuni parenti stretti definiti secondo l’uso ebraico “fratelli” e “sorelle”. Insomma, quella gente pensa di Gesù: “È solo uno di noi; ha una famiglia, un lavoro e dei parenti normali! Chi si crede di essere?”
È questa chiusura del cuore che desta meraviglia in Gesù. I suoi concittadini non possono sopportare la sua normalità. Per loro un Messia, il salvatore di Israele deve presentarsi come un essere straordinario. Eppure proprio questo è il metodo di Dio. Come dice San Paolo: la forza del Signore “si manifesta pienamente nella debolezza”. Il Figlio di Dio, che avrebbe potuto stupire gli uomini con effetti speciali, passa invece attraverso il quotidiano, l’ordinario. Si fa uomo, raccoglie dodici collaboratori che non sono certo dei superuomini, non ci chiede di compiere cose strabilianti per essere suoi discepoli, a ci chiede solo cose “ordinarie”: credere e amare. Credere infatti significa vedere la presenza di Dio nei fatti ordinari. I miracoli, che il Signore concede ogni tanto anche oggi, non sono pilastri della fede, ma sono solo stampelle, cioè aiuti e conferme. E amare, allo stesso modo, non significa compiere azioni stupefacenti, ma coltivare nel quotidiano il dono di sè. Chi ama è fedele nelle piccole cose e non si preoccupare di stupire con cose grandi. Quando Gesù vuole darci l’esempio di un gesto grande, che apre alla vita eterna, non gli viene in mente chissà quale azione eroica, ma il gesto più normale: “Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, (…) non perderà la sua ricompensa”. Apprezzare la normalità e il quotidiano è il segreto della gioia. Noi spesso siamo insoddisfatti perché inseguiamo esperienze stupefacenti; ma questa strada porta all’inquietudine e perfino alla disperazione, non certo alla gioia. La gioia si misura sulle piccole cose di ogni giorno, proprio quelle realtà – famiglia, lavoro, affetti – della quali Gesù è passato e che rappresentano degli ostacoli per i suoi concittadini. Chiediamo al Signore la grazia di scoprirlo nella nostra vita di ogni giorno e nelle piccole vicende quotidiane.