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EXPO 2015 : IL CRISTIANO E IL CIBO

EXPO  2015: IL CRISTIANO E IL CIBO

alcune riflessioni proposte da una serie di opuscoli dell’EMI

È a partire dalle dimensioni ecologica, economica, educativa e religiosa dell’esistenza umana che la Chiesa dovrà presentare le sue proposte, invitando a un dialogo costruttivo sul rispetto della natura e del Creato, sulla destinazione universale dei beni, sul rifiuto di quella che papa Francesco ha spesso definito «la cultura dello scarto», ponendo l’accento sulla solidarietà, sulla generosità e il rispetto dei diritti degli ultimi.

Di terra ce n’è per tutti; di cibo, pure. Perché allora tanta ingiustizia, 1,2 miliardi di poveri «estremi» e 800 milioni di sottonutriti, quando il diritto all’alimentazione è ormai riconosciuto a livello universale?
Il nodo è come si accede alla terra, fonte di vita e nutrizione. E pure lo scandalo della speculazione sulle risorse: c’è chi gioca in Borsa sul pane degli esclusi.

Secondo il Vangelo, Gesù amava stare a tavola con la gente. Era anche capace di far da mangiare: infatti si presentava come il «buon pastore», colui che dà il «pasto buono». Cosa ci insegna questa caratteristica (quasi ignorata) del Figlio di Dio? Un fatto molto concreto: cucinare non significa soltanto dare del cibo, ma soprattutto prendersi cura di ciascuno secondo i suoi bisogni.
Ecco una «chef-teologia» dal sapore delicato, che nutre in profondità quanti hanno fame di senso e di vita.

«Dividere per moltiplicare» è realtà vera anche nella quotidianità. Dividere − non separare ma con-dividere − crea l’occasione per moltiplicare le risorse a vantaggio di tutti. E dividere le risorse moltiplica le energie. Come in una riunione di lavoro, con la messa in comune delle informazioni; come con una piattaforma digitale di servizi collaborativi… È questo il tema che la Caritas porta a Expo. «La parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci − ricorda papa Francesco − ci insegna proprio questo: se c’è volontà, quello che abbiamo non finisce, anzi ne avanza e non va perso».

«Il pane non si compra, si condivide. Alla mensa dell’umanità, come una famiglia, dove anche il creato è mio prossimo. Perché ha un’anima anche il cibo.»