23 Settembre 2018
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dal 22 al 30 settembre 2018
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Commento al Vangelo del 23/09/2018

Commento di padre Ermes Ronchi 

Il Vangelo riferisce uno dei momenti di crisi tra Ge­sù e i discepoli. Per pau­ra non lo interrogano, per vergogna non gli rispondo­no, si isolano da lui: meglio il buio che la luce. Nei Dodici si esprime la mentalità che si dirama ovunque in tutte le vene del mondo: competere, primeggiare, imporsi, «chi è il più grande?». A questa voglia di potere, che è principio di distruzione della convivenza umana, Ge­sù contrappone il suo mon­do nuovo: «Se uno vuol esse­re il primo sia il servitore di tutti». Servo non per rinun­cia, ma per prodigio di co­raggio. Servire: verbo dolce e pauro­so insieme, perché il nostro piacere è prendere, accumu­­lare, comandare, non certo essere servi. Invece servizio è il nome nuovo della storia, il nome segreto della civiltà. Ma questo non basta, c’è un secondo passaggio: «Servito­re di tutti» dice Gesù, senza limiti di gruppo, di famiglia, di etnìa, di chi lo meriti o non lo meriti, senza porre condi­zioni. Ma non basta ancora, c’è un terzo gradino: «prese un bambino e lo mise in mezzo» il più inerme e disarma­to, il più indifeso e senza di­ritti, il più debole tra gli ulti­mi! Se non sarete così…Paro­le mai dette prima, mai pen­sate prima, scandalo per i giudei, follia per i greci, ma parole finalmente liberate come uccelli, come angeli, a raggiungere i confini del cuo­re. Diventate come bambini che vivono solo perché sono amati.