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19 Giugno 2016
19/06/2016
19 Giugno 2016

IL DODECALOGO DELL’ANIMATORE

Chi non vorrebbe essere (o avere per il proprio gruppo) «l’animatore perfetto»? Allora, a costo dì essere «controcorrente», abbiamo pensato a questo «dodecalogo», dove la persona conta non solo per QUANTO SA ma anche per COSA È, soprattutto per COME VIVE.

  1. VOLERE BENE A CRISTO

Anche se l’animatore è timido, imbranato, questo amore traspare, ed è la prima qualifica per essere testimoni e non tanto «maestri». Non conta di fatto essere i migliori, ma i più innamorati, non è forse l’innamorato colui che è capace di compiere anche le imprese più folli, più ardue per il proprio amore? Quindi è bene cercare ogni giorno di innamorarci sempre di più di Cristo e come si fa? Semplice, cercando di conoscerlo meglio ed approfondendo il rapporto con lui, ma come? E beh come su! Con la preghiera personale e la domenica a messa che domande! Dai proviamoci tutti, sarà davvero stupefacente veder cambiare il vostro stile di educatori e scoprire di essere capaci a fare cose che prima neanche immaginavamo.

  • VOLERE BENE AI RAGAZZI

Volere bene non significa tanto fare «smancerie» o semplice «simpatia» nei loro confronti (nel senso che oggi tu mi piaci, mentre domani se mi fai arrabbiare, può darsi che mi diventi antipatico). Il volere bene è soprattutto un atto di volontà.

È una posizione a priori: indipendente da chi sei ti voglio bene.

Ma per educare occorre avere la confidenza dei ragazzi. Se vogliamo bene a loro saremo ricambiati.

Evitate però di essere eccessivamente possessivi:

i ragazzi non sono una vostra proprietà, quindi non dovete essere gelosi se un altro animatore è particolarmente in confidenza con uno di loro. Cercate piuttosto di meritarvi la sua attenzione, ma senza denigrare il vostro amico. Non siate inoltre troppo protettivi e attenti, evitate cioè di fare gli animatori-mamma: ricordate che ogni ragazzo ha già i suoi genitori e voi non potrete né dovrete mai cercare di sostituirli!

  • AVERE UN PO’ DI ANSIA MISSIONARIA

È positivo che qualche volta «siamo tesi» e «stiamo male» per loro o per la buona riuscita di un gioco, di un’attività, vuole dire anche ci abbiamo messo il cuore!

  • NON STANCARSI SE A VOLTE C’È DA «ALLACCIARE LE SCARPE» AI RAGAZZI

Il gesto di «allacciare le scarpe» ad un ragazzo implica il chinarsi, il mettersi in ginocchio di fronte a lui. È simbolo di atteggiamento di servizio: ci ricorda che è sempre il ragazzo al centro del processo educativo. E ci rammenta che bisogna fare un po’ di fatica e di sacrificio…

  • STARE VOLENTIERI CON I RAGAZZI

Cioè non fare sentire loro che siamo lì temporaneamente come «in prestito», e che abbiamo una cosa più importante da andare a fare da un momento all’altro.

  • NON AGIRE MAI A TITOLO PERSONALE

Non aspettarti la riconoscenza da nessuno, che se poi c’è tanto meglio. Tu però non lavorare per essa non è per gloria né per vanto, ma per Amore.

  • DEDICARE TEMPO AI RAGAZZI (NON È MAI TEMPO PERSO)

Dedicare tempo significa «dare valore» al ragazzo. Al di là della personalità e della comunicatività che un animatore possiede, i ragazzi stanno volentieri con chi dedica loro tempo.  Ne subiscono spesso il carisma e lo imitano, lo cercano.  Anche negativamente.  Se leggiamo la storia personale di alcuni ragazzi «sbandati» vediamo che quasi sempre sono stati ore ed ore, con persone «sbandate», che hanno delicato loro «attenzione». Un’attenzione pericolosa e negativa, ma sempre tale rimaneva. Inoltre non usare mai la satira, le frasi cattive che irritano, l’accenno a regioni, paesi o difetti personali.

  • DARE NOME E COGNOME NELLA VITA AI COMPONENTI DEL PROPRIO GRUPPO

Impara presto e bene tutti i nomi dei ragazzi.

Per educare è essenziale conoscere chi vogliamo educare, la sua storia, da che famiglia proviene, la sua cultura, la sua personalità, per sapere sempre come agire nei suoi confronti.

  • ESSERE UN PO’ SPRINT, GIOIOSI…

I ragazzi guardano soprattutto al «vestito» che indossiamo quando stiamo con loro.  Se noi siamo contenti non possiamo che essere «contagiosi». E poi quello che conta è lo spirito.  Se siamo «sprint» siamo giovani a tutte le età, viviamo la vita e non ci «lasciamo vivere», siamo spinti a creare amore intorno a noi ed avere anche la forza di rischiare per rendere grande un ideale.

  • NON VERGOGNARSI

Non sentirsi a disagio nel fare cose strane come balli, imitazioni di animali, ecc…, o ad essere uno dei pochi che compie la scelta di stare con i ragazzi, andando un po’ controcorrente.

  • AVERE VOGLIA DI MIGLIORARSI

Nel canto, nel ballo, nell’imparare nuovi giochi, nuove tecniche espressive, aumentare le proprie competenze ecc. Se l’animatore rappresenta un fondamentale strumento educativo, più lo strumento è efficiente, «lustro» e qualificato, e più il suo uso sarà sempre più incisivo! Attenzione però a non esagerare! Va bene migliorarsi, ma non essere invasivi ed egocentrici.

  • PENSARE CHE È MEGLIO FARE TROPPO …CHE PENTIRSI DI NON AVERE FATTO

L’animatore non deve essere una presenza passiva, che subisce le iniziative e le attività. Non abbiate paura a «lanciarvi», anche se qualche volta non centrerete alla perfezione l’obiettivo.  Una cosa è certa: chi non agisce non sbaglia mai…!