dal 24 dicembre 2024 al 1 gennaio 2025
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25 dicembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 39 – 45)


In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

DAI DISCORSI DI SANT’AGOSTINO (188)

Rivolgiamo pertanto un poco la nostra attenzione su questo: se siamo capaci di dire qualcosa di adeguato e di conveniente non sul fatto che In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, ma sul fatto che il Verbo si è fatto carne; se possiamo dire qualcosa riguardo al fatto che abitò in mezzo a noi; se almeno si potrà dire qualcosa sulla sua natura umana, nella quale volle rendersi visibile. Proprio per questo infatti celebriamo solennemente questo giorno, nel quale egli si è degnato di nascere da una vergine. Questa sua nascita l’ha fatta in qualche maniera raccontare da uomini. Ma chi narrerà la sua nascita in quella eternità, nella quale in quanto Dio è nato da Dio? Lì non c’è un giorno specifico che possa essere solennemente celebrato. Né è giorno che passi per ritornare dopo un ciclo annuale; ma rimane senza tramonto perché ha avuto inizio senza alba. Quell’unico Verbo di Dio, quella vita, quella luce degli uomini è il giorno eterno. Mentre questo giorno nel quale egli si è unito alla carne umana, divenuto come uno sposo che esce dalla stanza nuziale, ora è oggi, domani sarà ieri. Il giorno odierno ricorda l’Eterno nato dalla Vergine, poiché l’Eterno nato dalla Vergine consacrò il giorno odierno. Quali lodi potremo dunque cantare all’amore di Dio, quali grazie potremo rendere? Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che lui ha creato; è stato sorretto da mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare.

Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. Tu una volta, nel paradiso terrestre, fosti così loquace da imporre il nome ad ogni essere vivente; il tuo Creatore invece per te giaceva bambino in una mangiatoia e non chiamava per nome neanche sua madre. Tu in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perché non hai voluto obbedire; lui per obbedienza è venuto come creatura mortale in un angustissimo riparo, perché morendo ritrovasse te che eri morto. Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto; lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina.