NATALE del SIGNORE Stupirsi della luce d’amore di Gesù “Veniva nel mondo la luce vera”

dal 22 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019
23 Dicembre 2018
23 Dicembre 2018
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dal 22 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019
23 Dicembre 2018
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NATALE del SIGNORE Stupirsi della luce d’amore di Gesù “Veniva nel mondo la luce vera”

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,  ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Si sta avvicinando il Natale, tempo di pace e di dolcezza, tempo di luce e di gioia, tempo di incontro e di famiglia. La tenerezza del bambino Gesù, che nasce a Betlemme e viene accolto dai semplici, ci avvolge e può farci dimenticare la grandezza, la bellezza e la drammaticità del mistero che celebriamo: Dio si è fatto uomo.

Quando tutti vogliono essere grandi, potenti, “re”, come Erode, Dio sceglie di farsi piccolo, bambino, inerme, Dio nella piccolezza: è questa la forza dirompente del Natale. L’uomo vuole salire, comandare, prendere; Dio invece vuole scendere, servire, dare. È un nuovo ordina­mento delle cose, della mente e del cuore. «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia… Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,1-14).

Anche i destinatari del primo annuncio, i pastori, sono chiamati a passare dalla paura alla gioia, che sarà per tutto il popolo. Dio non fa più paura, non spaventa più, ma entra nella storia dell’uomo: è l’Emmanuele, il Dio-con-noi.

Tale messaggio raggiunge tutti, anche la persona più ferita e piena di difetti, perché l’annuncio è per tutto il popolo, per tutto il mondo. Ed ecco la chiave e la sorgente delle felicità: Oggi vi è nato un salvatore. Dio venuto a portare non tanto il perdono, ma molto di più. È venuto a portare se stesso, luce nel buio, fiamma nel freddo, amore dentro l’indifferenza. È venuto a portare la vita stessa di Dio in me.

Questa è la salvezza che ci lavora dentro, portando il cuore alla serenità e alla pace perché tutti gli uomini

sono amati da Dio: tutti, così come siamo, per quello che siamo, buoni e meno buoni, amati da sempre e per sempre; a uno a uno, teneramente, amati senza rimpianti.

Eppure accanto alla bellezza anche il dramma, come scrive padre Turoldo, «Dio si è fatto uomo per imparare a piangere. Per navigare con noi in questo fiume di lacrime, fino a che la sua e nostra vita siano un fiume solo. Gesù è il pianto di Dio fatto carne», per condividere con noi l’amore e il rifiuto, il perdono e l’odio, la pace e la vendetta, e trasformare questi in quelli.

«Mio Dio, mio Dio bambino, povero come l’amore, piccolo come un piccolo d’uomo, umile come la paglia dove sei nato, mio piccolo Dio che impari a vivere questa nostra stessa vita. Mio Dio incapace di aggredire e di fare del male, che vivi soltanto se sei amato, insegnami che non c’è altro senso per noi, non c’è altro destino che diventare come Te» (p. Ronchi).